domenica 30 novembre 2008

ANNO IV DELL'ERA SANTARSIERO

L’architettura. Può essere eccelsa o scadente. C’è anche una via di mezzo: essere mediocre. Quando si arriva poi a sperimentarne l’effetto, essa può lasciare un’impressione forse anche profonda: di esaltazione o di ripulsa o d’ironia. Ma un monumento mediocre e disdicevole va disprezzato soprattutto quando vuole essere anche pretenzioso. Non può riscuotere la gratitudine del cittadino. Al massimo può ricevere quella finta “giusta” approvazione da parte degli accoliti politico-amministrativi che, per loro abituale e necessaria convenienza, amano coronare qualsiasi iniziativa promossa da un sindaco.
In una persona di buon senso – il cosiddetto uomo comune - un monumento avvertito come brutto e non funzionale determina irritazione e fastidio. Se poi a guardarlo è una persona che ha studiato un poco di storia dell’arte, la grossolanità di una struttura architettonica suscita un’irritazione ordinariamente forte.
Poiché un monumento del genere non riesce ad entusiasmarci e scaldarci, rivendichiamo almeno la libertà di arricciare il naso e di scoppiare in una risata gelida e tagliente. Qualcuno della Casa – intendo Casa comunale - troverà grossolano questo modo di ragionare? Se così fa, egli non tiene presente che la grossolanità spesso fa da schermo a sentimenti più profondi che per buona educazione e cultura non è bene farli sconfinare nel disprezzo. Dunque: apprezzare un manufatto architettonico pretenzioso nelle forme e nella funzione è impossibile. Nella valutazione di un “monumento” – perché tale è e presto dirò a chi – non può esserci riguardo, non rispetto. A meno che – e in questa città di Potenza tutto è possibile – le schiere di elettori di questo Sindaco non si arruolino tra gli estimatori di tale monumento solo perché sentono di avere un cuore buono e benevole o perché sono stati beneficiari di un qualche favore della Casa, comunale intendo. Un tale loro comportamento sarebbe in fondo politicamente corretto!
Forse l’architetto che lo ha concepito (mi riferisco al monumento) pensa di essere un artista soltanto perché sente di non essere un tipaccio con idee innovative. Negli ultimi decenni le affollate Facoltà di architettura italiane hanno raggiunto una decadenza troppo solida per farci ricordare che per cento architetti sfornati ogni anno ve ne sono soltanto quattro o cinque che per temperamento, sensibilità e creatività riescono successivamente ad essere architetti-urbanisti-artisti . Tutti gli altri, che pure hanno il diritto di campare, gettano discredito sulla categoria. Ma sappiamo che ad elaborare e realizzare questo manufatto è stato un Leggiadro Stuolo di progettisti, direttori, tecnici ecc.: beh, allora ci troviamo dinanzi ad un Stuolo dalla vezzosa inconsistenza urbanistica e dall’ esaltante cattivo gusto estetico. Evidentemente Esso non è avvezzo a mettere fuori il naso dalla finestra sul mondo per scorgere che gran parte dei sacrari ai caduti di guerra – della prima e della seconda – pullulanti nelle contrade italiane hanno la stessa impostazione strutturale: ad esedra, lastre divisorie di cemento e a volte anche una fontanella!
Perciò il monumento-sacrario di Piazza delle Regioni può far nascere un sarcastico sospetto: forse vuole ricordare il secondo centenario dell’elevazione di Potenza a capoluogo avvenuta nello stesso anno (1808) in cui Napoleone istituì i cimiteri in Europa? o forse vuole essere un omaggio alla mediocrità urbanistica sterile di idee e avara di colori? (sarebbe troppo spiritoso), o forse intende celebrare le vittime del clientelismo? o forse omaggiare i caduti delle lotte politiche lucane? Manca una qualsiasi targa esplicativa, che diamine! E’ una negligenza imputabile al limitato budget (pare 800 mila euro, mance comprese) o al Leggiadro Stuolo? Sicuramente l’idea del monumento-sacrario non è stata tutta sua. Nella quiete della provincia è facile che un sindaco si veda circondato da case e palazzi privi di criteri urbanistici e di gusto architettonico, povera di monumenti non perché manchino uomini illustri a cui dedicarli ma perché i suoi predecessori hanno badato più a celebrare il benessere della propria casa che di quella comunale. In tale consapevolezza allora la tentazione è facile. Perduto nei suoi pensieri, un sindaco può sedere davanti alla scrivania del proprio studio – rammaricandosi di non essere ovale! – e meditare e decidere, ecco, “decidere” di procedere ad un nuovo assetto cementizio della città. Non c’è niente che lo possa disturbare in tutto ciò. Egli sa che intorno a lui regna la quiete indicibile della connivenza politica ed imprenditoriale. Ha la certezza che la città sia sempre a sua disposizione per ricevere le Vitamine C (=culturali) delle mostre d’arte (giustissimo), delle stagioni teatrali di seconda fascia (giusto), delle molte iniziative da lui personalmente pensate e perciò giuste e perciò realizzabili (meno giusto), eccetera. Per lui le anime dei “suoi” cittadini debbono essere di continuo ridestate un poco da quella pochezza culturale che le colloca al penultimo posto nelle tabelle ISTAT. E poi non dobbiamo mai dimenticare che in ogni sindaco, e comunque nel sindaco autentico, si nasconde sempre lo specchio di Narciso. A lui (al sindaco cioè) è consentito perdersi in esso coi propri pensieri, i propri progetti! Allora è lecito che egli compiaciuto si chieda: perché non elevare anche un monumento che “veramente” lasci ai posteri la traccia del proprio passaggio amministrativo? A questo punto c’è da muovere un altro rimprovero al Leggiadro Stuolo, o alla fine del budget, per non aver incastonato nel nuovo monumento-sacrario di Piazza delle Regioni la targa con la scritta “Anno IV E. S.” (Anno Quarto dell’Era Santarsiero) o, in alternativa, con la dicitura cattolica “D.O.M. Santarsiero fecit A.D. MMVIII” (Dio Ottimo Massimo Santarsiero costruì nell’ Anno del Signore 2008). C’è ancora tempo per riparare!

2 commenti:

Anonimo ha detto...

"c'è ancora tempo per riparare"
o per fare altri danni....

Anonimo ha detto...

prof sei sempre un mito! ma perchè sei così incazzato??